RAPSODIA
DI COLORE E MATERIA:
la pittura di Valter Bernabucci
Quella di Valter Bernabucci è una pittura
moderna liberata da tutte le scorie figurative che ancora spesso abitano
e condizionano l’ormai vecchio e noioso criterio dell’imitazione.
L’artista, nel rigore del quadrato: scelta grafica e progettuale di
formato che tende alla stabilità, riesce a comunicare attraverso
colore e materia una espressività allo stato esplosivo e un lirismo
quintessenziale. Le sue opere appaiono concatenate come in una
recitazione incantevole di armonie e ritorni, sembrano delineare universi
di serenità interiori e formulare toponomastiche misteriose quali
mappe sensibili di corpo e anima. La pittura di V.Bernabucci ci fa
sentire come dopo un cataclisma o uno tsunami che ha cancellato la
storia e azzerato tutti i bilanci culturali: ci pone davanti ad
un sensuale e sorprendente presente come nuovo e grande inizio. L’ idea di
rinascita e catarsi che l’artista insegue precede il peccato originale: è
senza senso di colpa e tragedia. Nei suoi astratti, ma carnali “paesaggi” noi
uomini civilizzati ci sembra di poter vivere un sogno regressivo di
felicità in cui materia e anima, presente e eterno, visibile e invisibile
si toccano e ci parlano. Come se il compito dell’artista e della sua
pittura astratta fosse quello di riconciliare l’uomo con il mondo e
ricondurlo a fare parte del sistema natura inteso come puro regno di bellezza e
poesia...nella raffinatissima dialettica di colore e materia, l’artista
intesse asimmetrie. È una rapsodia non monocorde che comprende diverse
chiavi estetiche: dalla classicità più gentile, nobile e severa dei bianchi
assoluti alla forza espressionista del segno che nel colore-materia
diventa lacerazione e gesto. Le corpose e opache superfici coloriche
trattate a spatola o pettinate con sapienza e veemenza assumono la fisica
qualità di epidermidi vive, di passaggi di vissuti. La grandezza e
l’intelligenza di Valter pittore e la migliore peculiarità del suo
linguaggio espressivo, sta nella sua grande capacità di coniugare materia
e colore, il suo saper orchestrare silenzi e grida. La sua ricerca si
muove tra astrattismo geometrico e lirico e mentre strizza l’occhio all’informale,
è soprattutto tesa a nobilitare e animare la scabrosità della materia con
l’empatia del colore e a dissolvere le tensioni della vita nei significati
simbolici e spirituali dell’arte. La ricerca artistica di V.Bernabucci si
colloca così in un tempo lontano e metastorico che precede il crepuscolo
degli dei ed il peccato originale. È là che bisogna raggiungerla procedendo
a ritroso: non vale proiettarla in avanti misurandola ai nostri
intellettualismi o parametri avanguardistici. Visitando la mostra vicino
alle sue opere ritroveremo la lingua che si parlava nel paradiso terrestre e ci
potremo meravigliare nel constatare che tale lingua è dotata di strutture
grammaticali solidissime, di ritmi, risonanze e sapienti
accordi cromatici, ma anche di pura arcana e primordiale
espressività materica nella quale ogni grammatica invece
sembra dissolversi. Finiremo allora per riconoscerci in questa
poetica per riscoprire come in un sogno estatico radici che
affondano nello spirito e nella poesia che credevamo essiccate.
(Eles Iotti)